
Io l’8 marzo lo celebro così …manifesto ossimorico per le miti e piene di rabbia
8 MarQueste mie parole sono per voi che non siete celebrate da nessuno, voi che non risultate interessanti per i social o per le storie su Netflix o per i programmi televisivi (né quelli dalle reti commerciali né delle reti Rai) perché non siete belle né giovani né particolarmente intelligenti né avete una vita interessante. Di voi non si sa niente, vivete nell’oscurità, a voi che non vi riconoscete nella filosofia del “no pain no gain” dell’etica protestante che si impone anche da noi: sforzarsi e sforzarsi per migliorare e raggiungere sempre più alti obiettivi, per capire “quello che il tuo daimon ti dice”, ecco io di voi voglio parlare perché io sono come voi, io sono del vostro gruppo, un club a cui a nessuno importa di accedere né di saperne di più. Donne sole, non amate, che non amano, che lavorano e hanno lavori semplici e non hanno fatto carriera, che non sanno né mai sapranno quale è il loro daimon, che non sono aggressive, che non sono ribelli. Io sono come voi e con voi. Parlo di voi e per voi che non vi riconoscete in questa società che ci vuole con le palle (caratteristica necessaria per sopravvivere in questa società), parlo per voi che siete miti (miti come aggettivo), voi che non trovate il vostro posto in questa società che è l’unica che c’è e a cui per forza dovete adeguarvi altrimenti si muore. Come sopravvivere alla scuola basata sulla competizione, sul mito delle “eccellenze”, una scuola in cui a me, e spesso anche a voi, immagino, voi che siete come me parte di questo club molto esclusivo, è stato detto fin da ragazzine “brava, studia peccato che non intervenga”, una scuola in cui chi è timido finisce schiacciato dalle personalità che si impongono, che certo sono estroversi, ma spesso con meno contenuti, meno ricchezza interiore, ma si sa qui da noi sapersi vendere, fare tanto fumo e poco arrosto è più importante, fin dall’adolescenza. Come sopravvivere sul posto di lavoro se non si è aggressive? In un mondo dove in tutti i campi devi saper rispondere per le rime altrimenti ti giudicano debole insignificante e ti trattano anche peggio di un escremento. Parlo di voi e per voi in questo manifesto. E che vi sentite così piene di rabbia verso questa società vi ha educate a essere piene di grazia, e che provate rabbia verso voi stesse perché siete considerate delle perdenti. Non sto dicendo che io e voi siamo perfette, migliori delle altre, anzi, ma preferisco un’imperfetta mitezza a una perfetta aggressività. Non siamo né dominae né mistresses. Per me la distopia è questa, quella che voi e io stiamo vivendo: un mondo dove noi, il nostro modo di essere non ha posto perché non abbiamo una “nicchia marketing” in cui omologarci. Un manifesto contiene, oltre alla presentazione di un problema, anche una soluzione. Ebbene, di soluzioni non ne ho, non ce ne sono, sono pessimista, l’unica via è resistere e sapere di non essere sole: non siete sole, io nei miei racconti parlo spesso di donne come voi, come me, come noi. A me non interessa come vive la vip, la influencer, la donna perfetta senza rughe, che in televisione si pone come donna che si batte per le altre donne.. ma come si fa a crederle se è una donna di plastica, col viso tutto rifatto, con alle spalle una condizione sociale, famigliare privilegiata, tutta diversa dalla nostra?; sarò io a parlare di voi, a voi che vi chiedete “eppure non sono una persona cattiva. Perché sto vivendo questo incubo? Perché mi capitano queste cose? Perché incrocio nella mia vita lavorativa persone stronze? Perché incrocio nella mia vita sentimentale uomini deboli che cercano la donna “forte”? Perché non riesco a trovare la mia nicchia e nemmeno la voglio trovare? Perché mi sento in colpa quando dico a uno stronzo che è uno stronzo, e mi ritrovo a pensare che non è lui lo stronzo, ma sono io quella fatta male?” Io canto per voi il canto della mitezza. Voglio in voi, in me, in noi lo sguardo tranquillo non quello di chi è abituato alle botte e ha nello sguardo la tristezza. Per voi, piene di rabbia, io canto il manifesto ossimorico della mitezza. A voi, a me, a noi, auguro Buon 8 marzo!

Oggi a scuola una studentessa nella classe in cui ho fatto un’ ora di supplenza, una “topolina”, piccolina, riccia, con gli occhiali, indossava una maglietta con la scritta tipo “Be always kind” oppure “Kindness is beautiful”. Messaggio da ricordare perché a volta mi scappa proprio la voglia di essere gentile: in un ambiente in cui l’educazione da molti colleghi è ritenuta un optional, non devo comportarmi come loro, ho ricevuto una buona educazione e devo cercare di vivere mettendo in pratica quei piccoli basilari concetti espressi dalle parole: per favore, grazie, prego e il saluto quando si arriva e quando si va via. Ma si sa, da alcuni il non ricambiare un saluto è considerato segno di superiorità, del tipo “lei non sa chi sono io”.
